Giovedì 12 luglio 2018 dalle 15.00 alle 17.00 presso la sede della Fondazione di Venezia-Rio Novo – Dorsoduro 3488/U– si terrà il terzo appuntamento del ciclo di seminari organizzati dalla Fondazione in collaborazione con OCSE e dedicati a fornire strumenti informativi e interpretativi utili a comprendere le tendenze del settore culturale.
Il seminario, in lingua inglese, dal titolo “Cultura e benessere: definire i legami” che segue quello del 21 giugno scorso avente per focus il ruolo delle imprese culturali e creative (ICC), della loro incidenza sullo sviluppo occupazionale e economico locale, trova spunto dal fatto che negli ultimi trent’anni, in diversi Paesi, pratica culturale e benessere sono stati riconosciuti come fenomeni associati e correlati positivamente. Lo ha dimostrato una molteplicità di ricerche e sperimentazioni in questo campo dagli approcci, però, spesso disparati e contenenti valutazioni e risultati difficili da raccogliere, quantificare e sistematizzare.
L’incontro, al quale interverranno Joaquim Oliveira Martins, consigliere speciale del Centro Ocse per l’imprenditorialità, PMI, Regioni e Città, Pier Luigi Sacco, Consigliere speciale del Commissario Europeo per l’istruzione e la cultura e direttore IRVAPP Italia, Luca Bergamo, Vice Sindaco di Roma, Robert Manchin, Presidente Culture Action Europe e Europa Nova, e Renzo Turatto, Ufficio Ocse di Venezia, sarà l’occasione per fornire strumenti analitici utili alla raccolta sistematica di studi ed esperienze, di metodi e tecniche di valutazione dell’impatto della cultura sul miglioramento della qualità della vita, così da orientare le azioni di policy.
IL TEMA
Esistono molte aree in cui la cultura dimostra avere effetti benefici in termini di salute e di benessere. Potenziali impatti positivi riguardano:
- come gli individui percepiscono i loro problemi e come questi assumono iniziative tese a risolverli.
- la sicurezza in sé e il miglioramento delle capacità individuali, con particolare attenzione ai gruppi marginalizzati.
- l’attenuazione della domanda di trattamenti medici e l’aumento delle probabilità di riabilitazione.
A partire dalla fine anni ’80 un significativo numero di interventi su “arte e sanità” ha trovato vita sia all’interno di singole comunità che in ambito prettamente medico. Partnership articolate e complesse hanno visto lavorare insieme organizzazioni artistiche, autorità locali, enti pubblici ed enti benefici. Il metodo a cui ci si è ispirati è stato quello del modello di salute sociale, dove lavorare in gruppo ad attività artistiche è strumento per impegnare le persone a riflettere sulla loro salute e dove gli individui con problemi di salute (nelle aree svantaggiate) vengono aiutati a sviluppare nuove capacità. Numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di una relazione positiva di lungo periodo tra coinvolgimento artistico e quadro sanitario, al netto di rilevanti variabili sociali, economiche e demografiche. Ad esempio, si è rilevato che la lettura comune di manoscritti in un museo migliora la spinta motivazionale dando valore a ció che gli individui sono in grado di fare per la loro vita presente e passata. Oppure, risultati diversi sono stati osservati quando vari gruppi di studio hanno svolto attività formative e di acquisizione di competenze in particolari contesti architettonici o all’interno di spazi museali.
Molto altro ancora deve però essere fatto per perfezionare queste valutazioni e per dare solide evidenze empiriche a questi effetti, nonostante la complessità delle variabili e dei contesti che complica le analisi. Il fatto che ci siano risultati e metodi diversi non deve sorprendere: quelli usati per i progetti di salute pubblica, oppure per progetti sviluppati all’interno di comunità, saranno per forza diversi da quelli impiegati per testare l’efficacia terapeutica all’interno di contesti clinici; e ancora diversi saranno gli studi epidemiologici aventi a oggetto grandi popolazioni. L’arte come metodo terapeutico, e il ruolo che l’arte e il design possono giocare nella definizione dell’ambiente ospedaliero, assegnano in ogni caso nuovi ruoli sociali alle espressioni artistiche e culturali grazie al contributo che queste possono dare in termini di miglioramento della salute e del benessere e di gestione-prevenzione di forme di disagio dovute all’invecchiamento. In questo campo di ricerca dinamico convive un’ampia gamma di soggetti e approcci: dallo studio degli esiti clinici, agli effetti sull’assistenza sanitaria e sulla salute delle comunità; dall’analisi dei benefici di tipo psicologico, a quelli sulla salute mentale; dallo studio d’interventi ad hoc, agli effetti dell’arte in quanto tale nei progetti sanitari; dallo studio di singole esperienze di art therapy, agli impatti di lungo periodo derivanti dall’esperienza artistica; dall’analisi delle acuzie, alla valutazione della prevenzione, ovviamente in un contesto in cui la salute non è vista semplicemente come assenza di malattie o patologie.
Il rapporto tra arte e salute si presenta dunque come un fenomeno complicato che per forza di cose richiede azioni articolate, anche quando parliamo di terapie che possono sembrare semplici. C’è dunque poco da stupirsi se la valutazione e lo studio di queste tematiche appaiano talvolta particolarmente difficili.
L’incontro è gratuito ma è necessario iscriversi inviando un’email a marta.dangelo@oecd.org entro il 6 luglio 2018.
Info:
Fondazione di Venezia
Dorsoduro 3488/U, 30123 Venezia
T 041 2201274 F 041 2201227
www.fondazionedivenezia.org